Descrizione
È la piccola capitale della Langa Astigiana, il paese più alto, il più rappresentativo, il più esteso, quello che giustifica l'essenza montana dell'intero territorio. Isolato sulla grande collina che divide le due valli Bormida, circondato dalla chiostra di torri che hanno costituito per secoli la sua difesa, immerso in uno scenario di boschi e terrazze, di cascine e di pascoli, Roccaverano è avvolto in una dimensione mitica che sembra protesa al di là e al di sopra del tempo e dello spazio. Ogni casa, ogni portale, ogni immagine scolpita o dipinta delle sue chiese trasuda di storia, di fatti e vicende dei secoli passati.
Non si è spenta nelle vallate l'eco delle masche e delle fattucchiere contadine che compivano diabolici scherzi ai viandanti ignari, né si è perduto il ricordo delle grandi nevicate dei decenni passati, quando le frazioni restavano isolate per settimane e si scavavano gallerie nella neve per mettere in collegamento le case e le stalle. Altri tempi, in cui si partiva a piedi per la fiera di Cortemilia, per i balli di Spigno, per il treno di Bistagno; e il viaggio durava giorni, incrementando quel senso di isolamento e di solitudine in cui il paese era ed è avvolto. La conseguenza di tutto ciò è stato lo spopolamento, la partenza dei giovani dalle cascine, l'abbandono dei coltivi, la scomparsa della vigna siamo al limite di altitudine tollerata e il ristagno dell'economia agricola.
Roccaverano oggi conta circa 500 abitanti (rispetto ai quasi 3000 di mezzo secolo fa) e la percentuale di anziani è impressionante.Eppure il paese non è morto anche perché sta lentamente scoprendo la sua dimensione turistica, sta valorizzando, pur tra le mille difficoltà dettate dalla ricerca dei finanziamenti adeguati e dall'esecuzione dei lavori, i tesori d'arte che il passato ha lasciato, sta portando avanti un'efficace promozione dei suoi tesori gastronomici , dalla robiola alla nocciola, dal capretto ai salumi e delle sue bellezze naturali.
La Langa, qui, ha un che di grandioso, di imponente. La collina domina sulle valli, incombe sui paesi sottostanti. E' una collina selvaggia ma anche modellata dall'uomo, geometria di terrazze costruite a secco con l'arenaria locale per ottenere rari appezzamenti di terra piana su cui seminare il grano o far crescere il prato per le capre. Oggi nessuno si spacca più la schiena per coltivarle e per effettuare la manutenzione annuale e a poco a poco vanno scomparendo, divorate dalla vegetazione. Un ecomuseo che si dissolve e che invece potrebbe costituire una caratteristica pregnante del territorio, un simbolo, un forte elemento di appartenenza.
Come lo sono la piccola, delicata orchidea spontanea che cresce solo sui prati del Bric Puschera - sulla strada per Serole - e la ormai rarissima capra autoctona di razza Roccaverano, che una accorta politica agricola della Comunità Montana ha salvato dall'oblio. Frammenti importanti per mantenere e difendere un'identità locale che configura questo territorio nella sua unicità.
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