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La Storia di Roccaverano


Descrizione

Il nome del paese - di cui si suppone esistesse un nucleo già in età romana - deriva dalla vicina presenza del torrente Ovrano, incassato nei calanchi verso Mombaldone. Rocha Uverani è detto nei più antichi documenti, anche se nel X secolo un diploma dell'imperatore Ottone l, che concedeva il dominio del luogo ad Aleramo, riporta la dizione Ruspaverano, da cui si ottenne poi l'attuale Roccaverano.

Il paese si sviluppò come centro di notevole importanza nell'ambito dei domini aleramici di Bonifacio del Vasto, che morendo divise la Marca fra i suoi figli, determinando così la frammentazione politica della Langa. Il suo erede Ottone I Del Carretto ebbe giurisdizione sui luoghi di Castino, Bosia, Torre Borrnida, Castelletto Uzzone, Vesime, Saleggio, Scaletta, Bergolo, Pezzolo, Torre Uzzone, Gorrino, Lodisio, Serole, Olmo, Perletto, Roccaverano, Mombaldone, Denice, Ponti, Cortemilia, Bubbio, Cassinasco, Borgomale, Monastero, Benevello, Santa Giulia, Monchiero, Lequio, Novello e Saliceto.

Nell'ambito di questo vasto dominio Roccaverano non era certo il luogo di minor importanza per la sua dislocazione strategica, al punto che ben presto fece gola agli Astigiani, alla continua ricerca di strade sicure per i loro commerci con la costa ligure.

Nel 1209 Ottone Del Carretto e il figlio Ugo vennero dunque a patti con il Comune di Asti e dietro promessa di investitura alienarono tutti i loro possessi delle Langhe per 1000 lire genoine. Fra le altre località era compresa Rocha Vevrana. Asti annoverò dunque Roccaverano tra i propri feudi, lo inserì nel Codex astensis al capitolo XXXIX e quando, molto più tardi, il codice fu trascritto, venne raffigurata in una miniatura l'immagine del castello, con una cortina merlata senza aperture che potrebbe corrispondere al palazzo, addossata a una torre cilindrica, molto simile a quella tuttora visibile.

Come feudo astigiano il borgo rimase alla famiglia Del Carretto e fu assegnato a Enrico III, fratello di Ugo, che probabilmente vi elesse la sua residenza, sicché nel 1240 viene detto Signore di Roccaverano. Da Enrico discesero Guglielmo (ricordato tra i fedeli di Carlo d'Angiò nel 1269) e quel Bonifacio, signore di Ponti, al quale si deve l'edificazione del castello, come ricordava una lapide letta dal Vergano e murata presso l'ingresso della torre. Secondo questo documento nel 1204 (ma probabilmente la data va posticipata di qualche decennio) "dominus Bonifacio de Carreto" aveva fatto costruire "boc castrum quod vocatur Rocba Bianca", all'età di 26 anni. Nel 1322 fu proprio un nipote di Bonifacio, che portava lo stesso nome dell'avo, a donare il feudo di Roccaverano, insieme con Manfredo Del Carretto della linea di Cairo, al marchese Manfredo IV di Saluzzo. I Saluzzo, che non avevano interessi per le Langhe, alienarono dopo alcuni anni il paese, che nel 1337 fu da loro venduto a Oddone, Giacomo, Matteo, Giovannone e Tomasino, tutti figli di Antonio Scarampi, insieme con i feudi di Cortemilia, Vernetta, Castelmartini, Bubbio e Santa Giulia.

Con tale imponente acquisto, del valore di 110.000 franchi, gli Scarampi divennero signori incontrastati dell'intero territorio. La loro grande ricchezza proveniva dall'attività bancaria che svolgevano in Francia; già nel 1292 Filippo il Bello concedeva loro di essere considerati borghesi del luogo dove risiedevano, affrancandoli dalle tasse ed esazioni cui erano soggetti, e altri privilegi ottennero in seguito per la loro attività alle fiere di Champagne. La loro professione bancaria, ovviamente, non era aliena dal ricorso all'usura, a tal punto che il termine scaramps divenne sinonimo di usuraio persino in qualche documento ufficiale e, secondo uno statuto fiammingo del secolo XIII, era da considerarsi un'ingiuria. Dei figli di Antonio, Giacomo portò il titolo di signore di Altare e di Roccaverano, che fu mantenuto dai discendenti, fino all'estinzione del ramo maschile, terminato nel 1575 con Claudia Maria, figlia di Alessandro e moglie di Bonifacio Valperga di Caluso.

Scarampi, Valperga, Scaglia e Della Rovere si divisero, non senza liti, il feudo di Roccaverano all'inizio del Seicento.

Durante il secolo XVll il castello dovette subire, per la sua posizione strategica, occupazioni diverse da parte degli eserciti che combattevano sul suolo piemontese. In occasione della guerra di Monferrato venne espugnato nel 1615 dagli Spagnoli, comandati da don Luigi di Cordova, dopo essere stato strenuamente difeso dai Francesi che, alla resa, ottennero l'onore delle armi. Nel 1633 venne messo a sacco dalle milizie napoletane che erano dirette in Alsazia e nel secolo successivo subì altre due occupazioni, una francese nel 1715 e una spagnola nel 1744.

Intanto Carlo Emanuele II acquistò dai Valperga marchesi dell'Olmo i diritti che questi avevano su Roccaverano nel 1673 e in seguito furono comprate dai Savoia anche tutte le ragioni feudali superstiti degli Scarampi, il che comportò per la popolazione la rinuncia agli antichi diritti concessi dai Del Carretto, compresa l'esenzione dai dazi e dalle imposte per le merci. Di questo remoto privilegio resta una documentazione nell'analisi dei confini e dei territori dei paesi della Langa Astigiana. Ogni Comune, anche distante - ad esempio Loazzolo - ha una striscia di territorio che si insinua fino alla valle della Tatorba e tocca, magari solo per pochi metri, il territorio Roccaverano, in modo che le some e i carriaggi potessero evitare la successione onerosa di posti di blocco feudali con relative gabelle. Persino il lontano Sessame aveva il suo collegamento diretto, che fu oggetto di scambio territoriale con Monastero nei primi anni del Novecento.




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